Spesso le persone confondono due termini, “disboscamento” e “taglio del bosco”. In realta’ essi indicano due concetti molto differenti. Il disboscamento indica l’eliminazione della vegetazione arborea in un’area boschiva. Le ragioni per cui si procede a tale operazioni possono essere molteplici e possono essere sia positive che negative dal punto di vista ambientale: si puo’ eseguire un disboscamento inteso come taglio di piante vecchie, malate, bruciate per la cura dei boschi oppure, in determinate zone, per la produzione di legname oppure per la costruzione di strade, edifici, piste da sci, uso agricolo del suolo.
Quando il disboscamento e’ esteso e duraturo, effettuato per motivi commerciali o per sfruttare il terreno per la coltivazione, si parla di deforestazione, con accezione negativa. Un esempio di deforestazione e’ l’eradicazione illegale di alcune zone boscate per la costruzione di opere murarie, attivita’ agricole o commerciali di vario tipo. Anche deforestazione e disboscamento illegale non sono comunque propriamente sinonimi.
Disboscamento, deforestazione e disboscamento illegale non devono essere confusi col taglio del bosco, che e’ invece finalizzato alla salvaguardia della vegetazione (taglio di piante malate, vecchie, secche, bruciate…) o a ricavare legname dalla foresta, garantendo la rigenerazione e la conservazione della vegetazione. Ovviamente, il “taglio del bosco” deve essere fatto con precisi criteri tecnici qualitativi, che mirano a mantenere sana la foresta ed a permettere la nascita e la crescita di nuove piante (“rinnovazione naturale”). Questi criteri tecnici sono ricavati dalla “selvicoltura“, che e’ una scienza che studia il bosco, la sua crescita e le modalita’ per gestirlo in maniera rispettosa dell’ambiente.